Centro Ascolto Donna Immigrata C.A.D.I.

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Responsabile:    Dott. Giancamillo Trani
Coordinatore:
Sede:
Destinatari:      Donne Immigrate
Giorni e orari di apertura/attività:
Servizi offerti:
Servizi di accompagnamento a percorsi di autonomia, Consulenza psicologica specialistica, Mediazione culturale

 

Un pò di storia . . .Nel 1993 nasceva a Napoli, per iniziativa della Caritas Diocesana, il Centro Ascolto Donna Immigrata (CADI), localizzato nel quartiere S. Giuseppe – Porto, in Via Donnalbina n° 14, presso l’Istituto “ Don Orione “. Lo scopo era quello di avvicinarsi alle esigenze delle donne straniere presenti nella nostra città (Napoli, insieme a Roma e Firenze, è tra le città che annoverano il 50% o più di donne sul totale della popolazione straniera ivi residente), offrendo loro uno spazio di accoglienza e di ascolto all’interno del quale esporre le proprie problematiche. Nel 1996, per dare maggiore sistematicità e continuità alle attività svolte dal centro, ma soprattutto in seguito alla constatazione del disagio socio – economico e relazionale in cui vivono le donne immigrate, la Caritas Diocesana di Napoli ha promosso il “Progetto Donna”, finanziato nel 1997 dalla Delegazione Regionale Caritas (da cui prenderà le mosse, nel periodo 2000–2006, l’esperienza del “Numero Verde 800 290 290” ). In questi 13 anni l’esperienza del CADI ha fatto molto riflettere sull’incremento del fenomeno della migrazione femminile e sulle spregevoli condizioni che, le donne, sono costrette a subire migrando. Esse emigrano da sole verso i Paesi Occidentali, alla ricerca d’un lavoro che possa sia assicurare il sostegno economico dei propri nuclei familiari, sia creare le condizioni per un possibile ricongiungimento. La loro decisione di emigrare, tuttavia, è incentivata, oltre che da fattori economici, anche dalle drammatiche condizioni di alcuni Paesi d’origine e dalla destrutturazione di antichi valori che, in nome dell’emancipazione, sono sostituiti da altri. La realtà con la quale si scontrano, però, è spesso contrassegnata dalla solitudine affettiva, dalla perdita della propria identità culturale e personale e dai freddi rapporti di sfruttamento e maltrattamento spesso instaurati con i datori di lavoro. Queste donne, dunque, attratte dalle lusinghe d’uno stile di vita migliore, si ritrovano in balìa del ricatto del licenziamento, con la conseguente paura di ritrovarsi per strada senza casa, senza soldi e senza permesso di soggiorno, fattori che le candidano ad essere più che appetibili prede per il malaffare organizzato.La Caritas con le suddette iniziative ha centrato obiettivi di duplice natura che possiamo così sintetizzare:•  assumere un impegno forte in favore delle donne, soprattutto quelle immigrate, rispondendo ai bisogni ed ai disagi, promuovendone l’autonomia e l’integrazione nella nostra società, nel pieno rispetto della cultura di appartenenza, nonché, offrire la disponibilità di personale formato e qualificato che attivi servizi informativi atti a tutelare il diritto alla salute, al lavoro, all’istruzione, alla maternità;•  aiutare, attraverso l’attivazione d’un servizio sociale qualificato, quelle donne che, le spietate regole della sopravvivenza, hanno fatto cadere nella rete della prostituzione (dove sono umiliate, sfruttate, minacciate, percosse spesso a morte). Servizio che a partire dalla presa in carico del caso in situazione d’emergenza, sviluppi progressivamente un percorso di recupero della donna per il rientro nei Paesi d’origine o l’inserimento nel tessuto locale.